Cantiere
olio su tavola
65 x 70 cm
1926
Opera esposta:
Opera esposta alla Biennale di Venezia del 1926
Non disponibile
Albano Vitturi nacque a Verona il 9 dicembre 1888 e morì a San Bonifacio (Verona) nel 1968.
Nonostante la sua inclinazione all’arte, si avviò agli studi classici e si laureò in legge, nel 1912, a Padova. Frequentò in ambiente veronese giovani artisti quali Rossi, Martini, Garbari, Moggioli, Trentini, Zamboni, Pigato e Farina. Abile colorista, raggiunse la piena maturità artistica in coincidenza con la sua partecipazione alla spedizione militare in Albania dal 1916 al 1919.
In un diario dell’epoca troviamo annotate le sue considerazioni sull’ arte: ”Un’ arte fatta di impeto primitivo in cui solo i toni e i blocchi plastici sono il fine. Da queste deve nascere la ragione di esistere – il sentimento ecc. – in cui le facce e i gesti non esistono per ridere, piangere, ecc ma in ragione del movimento plastico. Non più le belle forme. Non più i bei toni. Ma tutto un cozzo, un contrasto che dia sensazioni di moto, suono, odore, ecc. Deformazioni. Tralasciare i particolari, i contorni, i chiaroscuri irreali. Non più soggetto, il soggetto – il titolo sarà solo il segnale per distinguere un’ opera d’ arte dall’ altra – pertanto origine dell’ opera stessa. Una deformazione che non nasce da idee letterarie, ma solo dal senso plastico".
Vitturi, con gli amici veronesi Trentini, Zamboni, Pigato e Farina, partecipò alle Mostre di Ca’ Pesaro e a partire dal 1924 fu invitato per sette volte alla Biennale di Venezia.
Alla Galleria Il Milione di Milano si tenne, nel 1931, la sua prima personale.
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