Jannis Kounellis

Kounellis-Senza-titolo-1993-per-sito

Senza titolo

tecnica mista su carta
50 x 70 cm
1993 

Autentica su foto del Maestro 

Jannis Kounellis (Il Pireo, 23 marzo 1936–Roma, 16 febbraio 2017) è stato un pittore e scultore greco naturalizzato italiano, esponente di primo piano dell'arte povera.

Nato al Pireo, nell'Attica, dopo essere stato respinto dalla Scuola di Belle Arti di Atene, nel 1956 poco piĂą che ventenne lascia la Grecia e si trasferisce a Roma. Nella capitale italiana si iscrive all'Accademia di Belle Arti dove completa gli studi sotto la guida di Toti Scialoja, al quale deve l'influenza dell'espressionismo astratto che insieme all'arte informale costituisce il binomio fondamentale dal quale prende le mosse il suo percorso creativo.

Esordisce nel 1960 allestendo sempre a Roma la sua prima mostra personale alla Galleria La Tartaruga. Rispetto ai suoi maestri, Kounellis mostra subito un'urgenza comunicativa molto forte che lo porta al rifiuto di prospettive individualistiche, estetizzanti e decadenti e all'esaltazione del valore pubblico, collettivo del linguaggio artistico; nelle sue prime opere dipinge dei segni tipografici su sfondo chiaro che alludono all'invenzione di un nuovo ordine per un linguaggio frantumato, polverizzato.

Risalgono al 1967 le prime mostre vicine al movimento dell'arte povera nelle quali l'uso di prodotti e materiali di uso comune suggeriscono per l'arte una funzione creativa, mitica, priva di concessioni alla mera mimesis. Evidenti sono anche i riferimenti alla grecitĂ  delle sue origini. Le sue installazioni diventano delle vere e proprie scenografie che occupano fisicamente la galleria e circondano lo spettatore rendendolo attore protagonista. Lo spazio si riempie di animali vivi, contrapposti alle geometrie costruite con materiali che evocano la produzione industriale. Nella Margherita di fuoco  appare appunto anche il fuoco, elemento mitico e simbolico per eccellenza, generato però da una bombola a cannello.

Col passaggio agli anni Settanta l'entusiasmo volitivo di Kounellis si carica di una pesantezza diversa, frutto del disincanto e della frustrazione di fronte al fallimento delle potenzialitĂ  innovative dell'arte povera, inghiottita suo malgrado dalle dinamiche commerciali della societĂ  dei consumi, presidiate dagli spazi tradizionali di fruizione come musei e gallerie. Tale sentimento viene espresso dalla porta chiusa con delle pietre presentate per la prima volta a San Benedetto del Tronto e quindi nel corso degli anni, con significative variazioni strutturali dense di significati poetici, a Roma, Mönchengladbach, Baden-Baden, Londra, Colonia. Nel 1972 Kounellis partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia.

Gli anni dell'amarezza proseguono con installazioni nelle quali alla vitalitĂ  del fuoco subentra l'oscura presenza della fuliggine mentre gli animali vivi cedono il passo a quelli imbalsamati. Il culmine di questo processo è il lavoro presentato all'Espai Poblenou di Barcellona nel 1989, caratterizzato da quarti di bue appena macellati fissati mediante ganci a lastre metalliche e illuminati da lanterne a olio.

Negli anni piĂą recenti l'arte di Kounellis si è fatta virtuosamente manieristica e ha ripreso temi e suggestioni che l'avevano caratterizzata in precedenza con uno spirito piĂą meditativo, capace di interpretare con una rinnovata consapevolezza la primitiva propensione all'enfasi monumentale. Esempi di questa nuova direzione di ricerca sono l'installazione Offertorio del 1995 in piazza del Plebiscito, a Napoli e la mostra In Messico nel 1999. Mulino in ferro esposizione permanente in Piazza Ponte di Tappia. Realizza nel cortile antico centrale dell'UniversitĂ  degli Studi di Padova un monumento per il cinquantennale della Resistenza, nel 1995, splendido assemblaggio di assi di legno, raccolte nelle vicinanze della cittĂ , per evocare la fatica e la coralitĂ  della Resistenza, a cui l'UniversitĂ  dette un contributo tale da essere l'unica sede premiata in Italia con la medaglia d'oro al valor militare.

Continuano le grandi mostre in Sud America, come quelle in Argentina (2000) e Uruguay (2001). Nel 2002, l'artista ripropone l'installazione dei cavalli alla Whitechapel di Londra e poco dopo alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma costruisce un enorme labirinto di lamiera lungo il quale pone, quasi fossero altrettanti approdi, gli elementi tradizionali della sua arte, come le "carboniere", le "cotoniere", i sacchi di iuta e i cumuli di pietre (Atto unico). Nel 2004 realizza un'installazione nella Galleria dell'Accademia di Firenze, all'interno dell'esposizione temporanea Forme per il David nata per celebrare i cinquecento anni dalla creazione del David di Michelangelo.

Nel 2007 realizza due installazioni in Calabria: Con Mattia Preti alla Galleria Nazionale di Palazzo Arnone a Cosenza, e Un tocco leggero come le ali di un passerotto al Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide a Sibari. Nel 2007 lavora alla realizzazione del 383° festino di Santa Rosalia a Palermo disegnando il carro trionfale della Santa. Sempre nel 2007 inaugura a Roma la Porta dell'Orto Monastico della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, una imponente cancellata di ferro impreziosita da elementi cromatici realizzati in pietre di vetro. Nel 2009 la Galleria Fumagalli e il Museo Adriano Bernareggi (Bergamo) dedicano all'artista una personale e un'unica installazione realizzata site specific. L'artista realizza uno speciale allestimento di opere proponendo una riflessione sull'arte e sull'uomo, testimonianza delle riflessioni poetiche da sempre al centro del suo lavoro e per le quali è stato indicato come possibile ospite alla Biennale di Venezia 2011 del primo padiglione della CittĂ  del Vaticano.

Nel 2012, inoltre, una sua famosa opera è esposta al Museo d'Arte Contemporanea Riso nella cittĂ  di Palermo. In un'intervista che poneva l'evidenza sulla sua cittadinanza italiana, si qualificò come artista italiano a tutti gli effetti: «Tale sono e tale mi considero da sempre». Nella stessa, a proposito di pittura, pur non avendo quasi mai fatto «quadri» in senso stretto, Kounellis si definì pittore: «PerchĂ© la pittura è costruzione di immagini. Ed è tale se è rivoluzionaria, senza freni per l'immaginazione».

 

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