Ettore Beraldini

Elsa che legge

matita su cartoncino
27 x 37 cm
1939

 

     Il dipinto riporta la dedica dell'artista alla nipote Elsa.          Si tratta del disegno da cui poi Beraldini eseguirà l'acquaforte speculare

 

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Elsa

olio su tavola
20 x 25 cm
1939


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Natura morta con fughi 

olio su cartone
36 x 51 cm
1935

 

Opera esposta alla Mostra Commemorativa di Ettore Beraldini presso il Museo di Castelvecchio, Verona 1969


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La madre

olio su tavola
 29 x 50 cm
1947


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Case sul Garda

olio su tavola
 77 x 73 cm
 1935



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Ettore Beraldini fù uno dei più interessanti giovani artisti attivi a Verona del primo Novecento. Il suo debutto alle grandi esposizioni d’arte avviene nel 1912, quando espone alla Biennale di Venezia, punto di partenza nel percorso che lo portò ad opere come quella in esame.

Il tema della vecchiaia  torna con frequenza nell’opera di Beraldini, soprattutto in alcuni dipinti esposti nelle precedenti edizioni della Biennale come La madre del pazzo del 1923 e Tempesta del 1926. 

Le curiose scelte iconografiche, unitamente alla resa pittorica salda e all’attenzione rivolta al disegno, suggeriscono una profonda conoscenza da parte di Beraldini dell’arte tedesca. Più in generale, della produzione secessionista del primo Novecento tra Monaco, Vienna e Berlino, con particolare attenzione alle atmosfere restituite dalla pittura di Ferdinand Hodler.

Fa parte del gruppo di Casorati, Trentini e Zancolli e espone i suoi dipinti in diverse edizioni della Biennale di Venezia.

Nel 1921 si classifica al 1° posto alla Quadriennale di Torino con l’opera I filosofi e vince il Premio Fumagalli a Brera con Le pazze e partecipa alla prima mostra della Biennale di Napoli con il dipinto Giorno di Visita.

Nel 1931, i suoi dipinti sono esposti a Parigi all’Esposizione della Gravità e della “Medaglia Italiana Contemporanea” e nel 1934 viene premiato dall’Accademia d’Italia per le 12 incisioni I bronzi di San Zeno.

Morì a Verona nel 1965.

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