Giuseppe Flangini, primo di cinque figli, nasce a Verona il 12 ottobre 1898 da Silvio e da Maria Sterza, insegnante e figlia di Alessandro Sterza, insigne matematico e inventore della lampada ad acetilene. Conseguito il diploma alla Scuola Normale A. Manzoni di Verona il 27 giugno 1916, inizia presto la professione di insegnante che continua anche dopo il suo trasferimento a Milano, avvenuto dopo il 1944.
Disegna manifesti e copertine di libri, ma soprattutto si dedica alla pittura e al teatro collaborando con la rivista teatrale "Controcorrente". Come autore di commedie, delle quali cura spesso regia e scenografia, ottiene premi e riconoscimenti che lo rendono molto noto nel circuito del teatro filodrammatico. In quegli ambiti stringe amicizie durature con attori (Nico Pepe, Sarah Ferrati, Tino Carraro), registi, (Carlo Terron,Diego Fabbri) e artisti quali Orazio Pigato, Vitturi, Semeghini, Arturo Martini.
La sua prima esposizione, organizzata dalla Società di Belle Arti a Verona nel 192l, è la più significativa per il clima culturale del periodo. Dal 1921 partecipa, tranne qualche breve interruzione, a tutte le Biennali nazionali fino al 1959. Varie e importanti le manifestazioni artistiche nazionali alle quali prende parte. Tra le più prestigiose le due esposizioni dell’Opera Bevilacqua La Masa del 1934 e del 1936 e l'Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte di Roma, le mostre tenute al Palazzo della Permanente di Milano, ininterrottamente dal 1948 al 1961. Numerosi i premi (Premio Suzzara, Premio Dalmine, Premio Gallarate, Premio Marzotto ecc.) e numerose le personali a scadenza quasi annuale in Italia (Milano, Bergamo, Como, Gallarate, Piacenza, Rovereto, Riva, Venezia, Forlì ecc.) e all’estero (Bucarest, Dusseldorf, Bonn, Vienna, Monaco, Charleroi, Bruxelles).
A Milano insegna ancora alcuni anni, poi lascia la scuola e si dedica completamente alla pittura, che diventa argomento di vivaci scambi epistolari e di animate discussioni: a Milano, al Centro Artistico S. Babila di Corso Venezia, con Lilloni, De Rocchi, Labò, Bartolini, Contardo Barbieri, e ancora con Lanaro e Speranza; a Forte dei Marmi con Carlo Carrà .
I suoi viaggi all’estero iniziano nel 1922: in quell’anno si reca in Belgio per conoscere i parenti della giovane moglie, la pittrice Gina Zandavalli Flangini, emigrati per ragioni politiche. Diventano con gli anni "pellegrinaggi" estivi alla ricerca dei luoghi che hanno ispirato gli impressionisti. Solo nel 1946 comincia il suo wanderung, fino ad allora limitato appunto all’estate, nei musei di Parigi, Bruxelles, Bruges, Amsterdam, Monaco alla ricerca dei maestri ideali.
Nella rappresentazione del paesaggio si concentra particolarmente sull’ambiente caratterizzato dall’acqua, sia esso fluviale, marino o lacustre (quello montano è quasi esclusivamente trentino, ricordo della Prima guerra mondiale, del campo di prigionia e di due estati particolarmente felici, quella del 1959 e del 1961 ), sul paesaggio urbano e industriale, sulla rappresentazione del lavoro dei minatori - allora quasi solo italiani - dei pescatori, degli scaricatori, degli allevatori, dei sabbionari e degli agricoltori.
A partire dal 1950 approfondisce la matrice espressionista della sua pittura: si trova a Wasmes nel 1955 durante la lavorazione del film di V. Minelli su Van Gogh come pittore "ufficiale" di attori, comparse e ambienti vangoghiani. Durante uno dei suoi soggiorni estivi a Ostenda stringe amicizia con Ensor. Quadri come la Kermesse, cioè la rappresentazione delle feste popolari mascherate, sono l'omaggio al maestro oltre che lo studio della maschera, molto caro a Flangini uomo di teatro.
Gli ultimi anni di Flangini, dal 1959 al 1961, sono caratterizzati dalla nascita di un nuovo e felice cromatismo riconducibile alle esperienze dei fauves e di Vlaminck in particolare. In opere come Campagna a Charleroi (1961), Mulino a vento a Hechtel (1960) e Paesaggio a Gilly (1961) traspare una visione più serena della vita, che si esprime oltre che nei temi anche nei toni gialli, ocra rossastri e bruni, vivaci e accesi in un’atmosfera tersa e pulita. Faro di Ostenda(1961) e in particolare Mulino a Bruges, ultima opera dell’artista rimasta incompiuta, sono testimonianze del perdurare di una ricerca ancora aperta e vitale ( A. Di Lieto).
Nell‘agosto del 1961 Flangini muore improvvisamente a Verona.
La città di Milano gli ha dedicato due importanti retrospettive: la prima nel 1967 a Palazzo Reale, promossa da un gruppo di artisti e critici, quali Carlo Carrà , Achille Funi, Treccani, Aldo Carpi, Leonardo Borgese e dal Comune di Milano; la seconda nel 1970 all’Arengario. Negli anni successivi sono state allestite circa quaranta mostre, in Italia e all’estero, per ricordare la figura e l’opera del Maestro (Semplice pittura di ogni tempo, che vive e che va come una persona - Leonardo Borgese).
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