Leone Minassian

 

Leone-Minassian-Natura-morta-con-battente-1945-per-sito

                 

 

 

 

 

 

Natura morta con battente

 olio su tavola

46 x 60 cm

1945

 

Opera esposta:

-Mostra personale "Leone Minassian", Galleria della Spiga, Milano, 1947;

-Mostra personale "Leone Minassian", Galleria Sandri, Venezia, 1948;

-Galleria "Il Traghetto", Venezia

Bragozzo

olio su cartone telato
19 x 26 cm
1926

 

Non disponibile

Leone-Minassian-Bragozzo-1926-per-sito
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                 Mattino a Sommacampagna

                     olio su tela
                    50 x 60 cm
                   1931

 

 

Leone Minassian (Costantinopoli, 8 maggio 1905-Venezia, 1978) è stato un pittore, critico d'arte, collezionista italiano di origine armena.

È uno dei più importanti rappresentanti italiani della pittura astratta dopo la Seconda guerra mondiale.

Con la madre e il fratello fugge in Italia dall'imminente persecuzione degli armeni in Turchia, nota come genocidio armeno. Inizia a dipingere all'età di 11 anni. Prima vive a Napoli, poi a Venezia. A Napoli studia con il maestro danese Axel Jarl (1871-1950).

Prende lezioni d'arte da Leonardo de Mango e dal pittore francese Albert Mille. Si trasferisce a Venezia nella casa di suo zio Pasquale Minassian. Nella città lagunare frequenta l'Accademia di Belle Arti e prende lezioni private da Amedeo Bianchi e da Alessandro Milesi.

Nel 1924 l’artista inizia a partecipare alle mostre dedicate ai giovani artisti presso la Fondazione Bevilacqua la Masa, nella sede di Ca’ Pesaro - dove, nel 1926, conosce Giuseppe Santomaso - e nel 1930 alla Biennale di Venezia.

All'inizio della sua attività artistica, Minassian simpatizza con il futurismo, l'arte di Giorgio De Chirico e anche il surrealismo. La sua formazione artistica inizia con Pio Semeghini nel 1925 a Venezia. Entra gradualmente in contatto con gli artisti e critici più talentuosi suoi contemporanei: Alberto Viani, Giuseppe Santomaso, Jean Hans Arp (negli anni '50) e Giorgio Morandi. Quest'ultimo, in particolare, è una vera rivelazione per Minassian. Giorgio Morandi infatti è considerato un maestro per Minassian che è affascinato e intrigato dall’abilità morandiana di partire dalla realtà per raggiungere atmosfere elusive.

Nei primi anni della sua attività sperimenta i più diversi generi pittorici, tutti ispirati al vero: nature morte, paesaggi, nudi, ritratti, vedute e scorci di Venezia, temi rustici (realizzati, questi, nella maggior parte durante i soggiorni trascorsi con la famiglia a Trecenta).

Nel 1945 si delinea la prima rilevante frattura nello stile di Minassian: il tema prediletto diviene la natura morta, il disegno va arrotondandosi mentre il colore si incupisce e s'intensifica.

Nel 1947 l’artista inizia a esporre in mostre personali, attirando l’attenzione della critica fino ad allora poco interessata al suo operato. In questo intenso periodo creativo videro la luce i suoi primi articoli a stampa, improntati alla riflessione sull’arte. Contemporaneamente, nei quadri dell’artista il riferimento naturalistico diviene di sempre più difficile lettura e le forme si avvicinano gradatamente alla pittura surrealistica, anche in seguito alla conoscenza di Arp, avvenuta nel 1954.

Si è molto speso per rivalutare l'opera di Gino Rossi che, dopo una serie di ricoveri, si spegne nel 1947. Nel 1951 si reca nel polesine, sui luoghi della terribile alluvione che si abbatte nel novembre di quell'anno, insieme ad Armando Pizzinato, Giuseppe Zigaina e Valeria D’Arbela.

Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1961.

Nel 1963 partecipa alla sesta edizione del "Premio di Pittura Mestre", nella sezione “fuori concorso” alla quale sono invitati a partecipare i più celebri artisti dell’epoca, anche di fama internazionale, come Edmondo Bacci, Guido Cadorin, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova e tanti altri.

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