Carlo Sbisà

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                        Natura morta con mele

                                olio su tavola
                               51 x 71 cm
                                anni '30

                       

                            Non disponibile

Carlo Sbisà nacque a Trieste nel 1899 e fu uno dei protagonisti della stagione del Novecento italiano non solo nel contesto triestino, dove espose in mostre personali e collettive, ma anche nazionale, grazie alla sua partecipazione assidua alle Biennali veneziane e ad altre rassegne di carattere internazionale.

Negli anni giovanili frequentò le Scuole Reali di Trieste; in seguito si trasferì a Firenze dove frequentò l’Accademia di Belle Arti (1919-1923) e si trattenne fino al 1928, avendo modo di conoscere e frequentare Felice Carena, Ubaldo Oppi, Achille Funi e altri artisti suoi coetanei coinvolti nella temperie di Novecento e Valori plastici. A Firenze l’artista rimase nove anni fino al 1928, anno della sua prima personale a Trieste, presso la Galleria Michelazzi con presentazione firmata da Italo Svevo.

Seguirono anni di intensa attività, soprattutto nell’ambito della pittura da cavalletto; molte e prestigiose le mostre collettive a cui partecipò in Italia e all’estero e le personali allestite presso gallerie d’arte di Trieste, Milano, Roma.

Negli anni trenta iniziò a lavorare ad affresco per la decorazione di palazzi sia pubblici che privati, riscuotendo anche in questo campo notevole successo e riconoscimenti.

Nel secondo dopoguerra Sbisà oltre a continuare l’attività pittorica si dedicò sempre più alla scultura, in particolare in ceramica, tecnica con la quale realizzò sia opere autonome, sia cicli decorativi di arte sacra e per decorazioni navali.

Dal 1946 al 1953 divenne curatore del Civico Museo Revoltella e insegnò nella Scuola Libera di Nudo annessa al museo. L’attività didattica continuò nell’ambito della Scuola libera dell’acquaforte presso l’Università Popolare di Trieste, che egli promosse e diresse a partire dal 1960 fino al 1964, anno della morte.

Carlo Sbisà produsse pittura da cavalletto, affreschi, decorazioni navali, ceramiche, disegni, grafica. Della ricca e variegata produzione dell’artista fu catalogata sistematicamente solo quella ceramica, mentre sia le opere pittoriche che quelle grafiche furono oggetto di mostre, ma limitatamente ad alcuni periodi, in particolare quello tangente al Novecento Italiano.

La catalogazione dell'opera pittorica di Sbisà mise in luce alcuni aspetti della sua attività e personalità artistiche finora poco note e indagate: l'importanza della formazione fiorentina e il suo perdurare negli stilemi dell'artista; la cosciente adesione alla poetica del secondo Novecento italiano; il "senso del mestiere", l'idea che quello del pittore fosse un lavoro professionale, e la conseguente produzione "per generi"; l'attività espositiva in piena coincidenza con il sistema delle arti del tempo; l'idea che la partecipazione a esposizioni e concorsi fosse parte integrante di un percorso di formazione oltre che di promozione; la scelta di passare dalla pittura alla ceramica e le motivazioni umane, storiche, pratiche che portarono a tale svolta, tecnica prima ancora che artistica.

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