Ferruccio Nalin
Ponte Nuovo a Verona
olio su tavola
50 x 70 cm
1929
Ferruccio Nalin (Verona 1899 – Verona 1985).
Nalin approda alla pittura dopo un periodo di lavoro in banca e una collaborazione come illustratore di libri con Arnoldo Mondadori Editore. Non si conoscono le scuole frequentate per diventare un grafico, ma con i pennelli è un autodidatta.
Il suo esordio, come pittore, avviene nell’aprile 1927 alla 40° Esposizione Nazionale d’Arte della Società Belle Arti di Verona con due opere.
Nel 1928 sarà presente alla 19° Esposizione Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, dove sarà ammesso ancora l’anno successivo. Sempre nel 1929, nel mese di marzo, esporrà ancora alla Mostra promossa dalla Società Belle Arti di Verona e sarà ammesso con addirittura sei opere ad olio. Ancora nel 1929 parteciperà alla Biennale d’Arte Triveneta a Padova dove tornerà anche nell’edizione del 1932.
Poi un lungo periodo di assenza e nel 1942 torna ad una collettiva in occasione della XII Mostra Sindacale Triveneta tenutasi a Verona.
Se la sua vera passione era la pittura, l’attività principale da cui traeva sostentamento economico restò la grafica: disegnò cartelloni pubblicitari e locandine per la stagione lirica areniana. Collaborò, per la parte grafica e di illustrazione, con varie riviste veronesi dell’epoca e fondò con Pino Casarini ed altri artisti il giornale “El Can de la Scala”.
Nel 1958 E 1962 espone alle Mostre del Sindacato degli Artisti veronesi. Non organizzerà mai mostre personali con i suoi dipinti, dando la sensazione di un uomo molto schivo.
La pittura di Nalin, se proviamo a catalogarla fu: “pittura di veduta e di paesaggio, pur nel solco prevedibile dell’imitazione della lunga stagione impressionista, su cui si cimentarono negli anni del Ventennio fascista anche i pittori veronesi di maggiore talento e i maestri dell’Accademia di Belle Arti.
I dipinti di Nalin dedicati a Piazza Erbe furono oltremodo lodati da Antonio Avena come ‘gioielli di delicatezza per l’accordo dei toni e per la diffusa poesia del sentimento’. In effetti, Nalin, anche nelle tele che hanno per soggetto il Lago di Garda o la campagna veronese, dimostra una consapevolezza espressiva ispirata, che giostra la luce creando un effetto di evanescenza delle persone e degli oggetti. Spesso, al contrario, conserva con voluto senso grafico la riconoscibilità dei luoghi, fino quasi ad annullare nella maturità le varianti compositive ‘apprese’ dai veronesi dediti alla pittura di paesaggio (in particolare, forse Angelo Zamboni, e Umberto Moggioli).
Le relazioni, probabili e possibili, con altri artisti che seguirono un percorso analogo, tra grafica e pittura, lavorando nelle stesse riviste di Nalin – come il più talentuoso pittore Giuseppe Zancolli – sono un terreno di approfondimento promettente, ma ancora trascurato dagli studi. ” (Ettore Napione).
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